Pensieri ad alta quota

Pensieri ad alta quota

Non voglio che questo primo articolo sia un’introduzione alla mia persona, a quello che faccio o a chi sono. Per quello c’è una pagina dedicata nel footer!

Vogio subito parlarvi di dove sono in questo momento che sto scrivendo: in volo da Milano a Bangkok (dove in realtà passerò solo un’ora per prendere il volo successivo che mi porterà alla destinazione finale).

Non voglio spoilerare niente. Non sarebbe giusto.

La cosa che voglio fare, però, è parlarvi di come mi sento perché in un modo o nell’altro, nel mio più profondo inconscio, so che condividere queste sensazioni, potrebbe aiutare chi come me, a volte, o spesso, si trova spaesato e spaventato.

Il mio viaggio non è un viaggio di lavoro, ne tantomeno un viaggio di svago.

Conoscete il termine backpacker?

Backpacker:
s. m. e f. Chi ama viaggiare munito solo di uno zaino, del minimo indispensabile.

Treccani

Ecco, l’anno scorso lo ero, ma ero una “fake backpacker”; vi spiego meglio e prometto che cerco di sintetizzare nonostante io abbia ancora 5 ore di volo e ne porto alle spalle altre 5. Potrei quasi scrivere una bozza di libro. Magari più avanti.

A dicembre 2024, guidata dal caso o magari dal destino, scorrendo su tiktok, la mia attenzione è rimasta catturata da un video di un ragazzo che si trovava a sydney con il Working Holiday Visa. Non sto a scendere nei dettagli, mando avanti veloce e vi dico che dopo mesi di videochiamata questo ragazzo ha preso un volo da Sydney a Milano per conoscermi di persona e, dopo un mese, siamo partiti assieme per l’Australia.

Ci tengo a precisare, se ve lo stesse chiedendo: si, con lui tutto ok, è qui seduto a fianco a me che sta dormendo (beato lui).

Ho passato otto mesi nella terra dei canguri definendomi backpacker (ovvero un’avventuriera con zaino in spalla) quando in realtà giravo con una valigia da 12kg.

Beh, inutile dire che mi sono resa conto dell’inutilità del 90% delle cose che mi sono portata dietro e che oggi ho lasciato a casa partendo solo con uno zaino.

L’inutile, il superflo e la velocità ci rendono schiavi

Tornando al discorso iniziale nel quale dicevo che alcuni di voi si sarebbero ritrovati nelle mie parole e sensazioni, ho tristemente realizzato che la nostra generazione (quest’anno compirò 25 anni anche se ancora ogni volta mi chiedono il documento per constatare che io abbia più di 18 anni d’etè, e, la cosa triste, è che succede solo quando devo vaccinarmi, manco andassi a spaccarmi di alcolici al bar) ha difficoltà a mantenere l’attenzione focus su un qualsiasi tipo di stimolo per più di un minuto (esagerando).

Continuando a divagare e mettere pensieri tra parentesi so benissimo di rendervi facile il lavoro di dire «beh, lei è la prima, guarda come divaga e come si perde». Potrei darvi ragione o semplicemente dirvi che sono fatta così quindi lascio a voi scegliere a quale delle due cose credere.

Fermamente convinta che questa mancata, debole, attenzione sia la conseguenza della società che percaritàsesprechiunsecondodellatuavitatiritrovinellamerda e del troppo (e sbagliato) utilizzo dei social media. Allo stesso tempo fan sfegatata del “non è mai tardi per fare meglio”.

Questo pensiero è un po’ la filosofia che sta alla base della mia decisione di aprire questo blog.

Se avete letto un minimo di informazioni riguardanti la sottoscritta  sapete che sono laureata in canto, grande appassionata di musica country e dei viaggi.

Nonostante possa sembrare che io abbia un’idea molto chiara del mio futuro vi svelo che, al momento,  non credo di aver trovato la mia autostrada “tutto dritto per 450km” ma spesso mi capita ancora di trovare cartelli un po’ obsoleti e deviazioni che, fortunatamente, a volte mi portano in posti meravigliosi e del tutto inaspettati.

Scrivere come spazio sicuro

Da poco ho iniziato a tenere un diario in cui, quotidianamente (o quasi) annoto le mie emozioni, sperando, probabilmente in modo invano, di riuscire a risolvere qualche piccolo problema di insicurezza e sconforto in me, e nel mondo, che spesso mi portano a essere troppo severa con me stessa e a farmi fare cose che forse, nel profondo, non voglio realmente fare.

Questo spazio vorrei che fosse uno spazio sicuro in cui nessuno, compresa me, si senta giudicato ma vorrei che tutti si sentissero liberi di condividere esperienze, consigli, suggerimenti o di usare i commenti anche in forma anonima come pagina di diario.

Questo diario online è un tentativo di dimostrare a me stessa che non succede nulla nel pubblicare ciò che sei, se sei reale e sincera. Un tempo avrei concluso dicendo che mi sarebbe dispiaciuto se un blogger, scrittore o romanziere avesse letto uno dei miei articoli, magari giudicando il mio lessico scarso e la mia scrittura da venticinquenne. Adesso, invece, non me ne frega niente, perché è esattamente quello che sono.

Spero sia l’inizio di un bel progetto che possa accomunare appassionati di amore, viaggi, musica, arte, letteratura ma anche medici, psicologi, insegnanti, adolescenti, studenti.

Siete tutti benvenuti.

Ci sentiamo presto.

Nicole


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